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Come costruire un nuovo sistema (senza farsi male)

Come costruire un nuovo sistema (senza farsi male)

Come costruire un nuovo sistema

Come costruire un nuovo sistema, di Pierluigi Paoletti e Leonardo Spina

Alzi la mano chi, almeno una volta negli ultimi anni ha pensato la famosa frase: “Fermate il mondo, voglio scendere!”.

Sei tra quelli? Questa riflessione ti interesserà!

C’è qualcosa in questo modo di vivere che è contrario al nostro essere più profondo e ci fa aumentare quel senso di inquietudine che sta alla base del nostro “mal-essere”.

Dalla disillusione alla corsa ad ostacoli

Forse sarà quella sensazione di arrivare sempre col fiato corto rincorrendo scadenze, bollette, rate del mutuo; il tempo che non è mai abbastanza, il meccanico, l’idraulico, i figli, i nipoti… i soldi… i soldi… e così all’infinito.

Certo ci si può adattare, con un po’ di sforzo abbiamo imparato sin da bambini a scendere a compromessi con questo modo di vivere che ci chiede di stravolgere la nostra natura, imparando a sgomitare e competere per raggiungere qualcosa, a farsi rispettare dagli altri per non essere travolto, a non fidarsi perché la “fregatura” è sempre in agguato.

Spesso siamo stati obbligati a non seguire i nostri talenti e le nostre aspirazioni perché in questo sistema si debbono fare solo le cose che hanno un ritorno economico: chi non si è sentito dire almeno una volta: “con la musica non si campa”, oppure “L’arte è cosa da ricchi” e poi: “Non essere troppo buono, pensa per te”.

Così abbiamo smesso di volare con la fantasia, di pensare all’arte, di desiderare, perché in questo mondo c’è spazio solo per le figure di cui il sistema ha bisogno e niente altro.

Le nostre emozioni più profonde sono state messe in un angolo nascosto del nostro cuore perché questo mondo non è fatto per le persone sensibili.

Abbiamo smesso di sognare

Allo stesso tempo abbiamo smesso di aver fiducia nel prossimo e anzi approfittare delle debolezze altrui perché il solo motto accettato è quello della legge della giungla: mors tua vita mea.

Ogni tanto negli anni ‘60/70/80 del secolo scorso, i giovani più temerari si ribellavano per affermare che la loro natura era diversa e scappavano ad un raduno rock, andavano volontari in Africa, marciavano contro le guerre, viaggiavano, cercavano rifugio in qualche sostanza, nel sesso, ma prima o poi arrivava il giorno in cui il sistema riusciva ad imporre le sue regole dove c’erano solo due strade: o ti adattavi o soccombevi.

Certo si viveva male, ma quel male era compensato da un ritorno economico proporzionale al grado di asservimento e che permetteva di attivare delle valvole di sfogo che bene o male permettevano di “vivacchiare”.

Negli ultimi 20 anni, però, non è più possibile neanche vivacchiare, perché la lotta per la sopravvivenza è arrivata a livelli impensabili: lo Stato è diventato peggio dello sceriffo di Nottingham; i giovani irrequieti che mal si adattano alle regole sempre più rigide, non appena manifestano insofferenza ad integrarsi, vengono considerati malati, preda di nuove e scientificamente false diagnosi psichiatriche, curati con psicofarmaci e spesso rovinati a vita.

Per non dire degli ambienti di lavoro delle aziende private o delle multinazionali.

Il dilemma di questi strani tempi è: diventare pazzi, zombie senz’anima, ammalarci oppure fermarsi ed iniziare a rivedere le nostre priorità di vita.

Non tutti i mali…

A ben vedere, l’accelerazione degli aspetti aberranti di questo sistema, ci spinge a mettere in discussione i suoi obblighi sia individualmente, che collettivamente, ricercando e applicando formule che siano più vicine alla nostra natura più profonda, la quale, adesso più che mai, reclama – e anche giustamente – la nostra attenzione.

Questo è il periodo in cui la trasformazione collettiva ha assunto dimensioni sempre più importanti e consente, finalmente, di iniziare un cambiamento profondo nell’intero sistema.

Molti stanno rivoluzionando le proprie vite: non accettano più le continue vessazioni e i compromessi che il sistema richiede per continuare a partecipare al banchetto, anzi, per ricevere le briciole.

E, del resto, l’economia e la finanza sono diventate territori di rapina; ogni altra disciplina è stata snaturata dalla ricerca esasperata del profitto ad ogni costo, per cui sembra normale che le persone non ancora lobotomizzate si pongano delle domande e inizino un percorso di ritorno in sé (oppure, spiritualmente, di ritorno al Sé)

Si lasciano le città sempre meno a misura di essere umano, si cerca sempre di più il contatto con la terra, la natura. Si cerca di dare un senso più profondo alla propria vita.

Le accelerazioni del sistema, a ben vedere non vengono solo per nuocere: rivelando la sua vera natura, esso ci ha costretto ad interrogarci sul da farsi, sul come costruire qualcos’altro, dalle fondamenta, un mondo nuovo in cui si possa vivere in armonia, nel creare modalità nuove di fare società, fare cultura, informazione ed economia.

In questo risveglio vengono assunti valori come: collaborazione e non più competizione; fiducia reciproca e non più diffidenza; non più il cinico io vinco se tu perdi ma il compassionevole: vinciamo assieme.

Valori straordinari, cui però è più che mai necessario dare una forma e una sostanza concreta, che possa dare origine a comportamenti concreti quotidiani che rafforzino le qualità più belle e positive di ciascuno di noi, persone o imprese.

Azioni concrete, realmente risolutive, senza la quali è facile cadere nel buco nero della depressione e del pessimismo; azioni che aumentino il livello dell’autostima, della fiducia reciproca, della considerazione di altri parametri per farcela.

Non più dualismo

Ragionare in questi termini significa anche smettere di usare tempo ed energie per ricusare, criticare, combattere il sistema. L’analisi di esso ci è ormai chiara, la china discendente che è stata preparata per l’umanità la vediamo benissimo ma non ci sembra di essere sufficientemente attrezzati per fermare questa macchina infernale, che comprende anche quelle attività umane – come la giustizia, la politica, la religione, la medicina, la scienza e l’informazione – che avrebbero potuto contribuire a frenare lo strapotere della finanza e dell’economia e che, invece, ne sono divenute ancelle fedeli.

E allora bisogna ripartire dal singolo, cioè da noi stessi, disadattati consapevoli.

Così ci siamo rimboccati le maniche ed unito eccellenti competenze professionali di vari campi – maturate all’interno del sistema – per metterle al servizio della collettività con lo scopo di aiutare/facilitare la trasformazione individuale e collettiva in atto suggerendo nuovi comportamenti che aiutino la crescita dei talenti e delle qualità positive delle persone che li adotteranno con noi.

Siamo concreti, muoveremo il mondo

Lo strumento scelto per attuare questo proposito è quello di costituire una Fondazione, cioè un Ente senza scopo di lucro, come garante di tutte le attività indirizzate al benessere collettivo, di progetti economici e culturali, anche profit, in vari campi realizzati da società benefit da lei controllate.

Possiamo dire che, per la prima volta nel nostro paese, una serie di attività economiche lucrative verranno gestite da un ente senza scopo di lucro che rimetterà in circolo i profitti generati da quelle attività, sostenendo economicamente progetti utili al cambiamento della società.

In questi tempi di radicale cambiamento è stato bellissimo constatare quante persone con qualità umane e professionali non comuni, sono disponibili a mettere al servizio della comunità tutto ciò che hanno imparato, per contribuire alla costruzione del mondo a misura umana, un luogo in cui tutti vorremmo vivere.

È quasi incredibile, visto dall’ottica del Sistema, aver trovato persone  disposte a spendere un anno e mezzo della loro esistenza in assidue riunioni, discussioni creative, a studiare, progettare, sognare, come – in un processo alchemico – si possa trasformare il piombo in oro ovvero spiritualizzare la materia.

Un processo che ha funzionato già nel gruppo promotore, dove senza leader maximo, o guru mascherato, sono nate fortissime risonanze, realizzando innanzitutto nel comitato promotore quello scambio, quella comunione di intenti, quell’afflato solidale, quella cooperazione su cui si basa tutto l’impianto di BarterFly.

Siamo anche consapevoli che anche il proposito più nobile non può fare niente se non è sostenuto dal consenso delle persone e dal reperimento delle risorse economiche necessarie per dare corpo ai progetti.

Saranno maturi i tempi affinché le persone sostengano questa iniziativa? A noi è sembrato di sì: anzi, sembrava quasi che moltissime persone aspettassero con impazienza quel qualcosa che potesse offrirgli lo stimolo per ricominciare ad avere fiducia e dare le ali al sogno di una società migliore.

In decine di incontri abbiamo compreso che lo spirito del tempo è ormai maturo e che questa nostra proposta fa risuonare migliaia e migliaia di coscienze.

Infatti, senza aver spinto granché la promozione, in questa prima fase abbiamo raccolto quasi 70.000 €, che ci hanno consentito di muovere i primi passi: far nascere giuridicamente la Fondazione, acquisire la SRL che controlla Sfero ed iniziare i miglioramenti strutturali di questo social blog senza censura, senza tracciamento dei dati personali e che si appresta a divenire di proprietà popolare, cioè di tutti.

Lo strumento ideale per creare una forte comunità ed avviare il progetto dei mercati.

Come costruire un nuovo sistema: la metamorfosi

Così il bruco, cioè il Comitato, ora è divenuto farfalla butterfly, che noi abbiamo mutato in BarterFly (il baratto che vola, dove Fly è anche la misura delle transazioni).

Le possibilità che si aprono con questo grande passo sono entusiasmanti e potrebbero superare persino le previsioni più ottimistiche perché alla base c’è un atto di Amore collettivo che è stato riconosciuto e si è moltiplicato in una progressione che non è più la somma degli addendi, ma qualcosa di incontrollabile e meraviglioso che fa crescere esponenzialmente ogni nuovo apporto.

Per tutto questo è il caso di celebrare insieme questo avvenimento che ha in se qualcosa di unico, che sta rompendo cristallizzazioni antiche, gruppi diversi e forti, interessi importanti, per gettare le basi di qualcosa che profuma di buono e pulito aprendoci a nuovi orizzonti ancora tutti da esplorare.

GRAZIE A TUTTI NOI CHE LO ABBIAMO PERMESSO

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Pierluigi Paoletti

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Guido Grossi