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NUOVE MONETE CRESCONO ovvero come rispondere al Grande Reset senza farsi male

NUOVE MONETE CRESCONO ovvero come rispondere al Grande Reset senza farsi male

nuove monete crescono

“Fatemi controllare la moneta e controllerò il mondo”: l’assioma, seppure non citato alla lettera, è attribuito ad uno dei più grandi banchieri della storia: Mayer Rothschild.

La moneta è, in effetti, il sangue dell’economia, il mezzo con il quale è possibile misurare le transazioni economiche. Se il sangue dell’economia è profuso/trasfuso da qualche Ente Privato (come tutte le banche del mondo) possiamo stare certi che non sarà fatto circolare per il bene di tutti i suoi utilizzatori (chi compra e vende) ma per il bene, il profitto, di queste elite bancarie, le quali non considerano più, da molto tempo, la moneta come strumento, ma come fine (accumulazione).

Fin qua tutto ben noto.

Con l’avvento dell’informatica e di internet è divenuto possibile costruire piattaforme di scambio (casse di compensazione, centri di interscambio) senza passare (o farlo solo parzialmente) per le monete ufficiali, controllate dalle elite.

Nascono così le criptovalute, che traggono la loro legittimazione dal sistema blockchain (catena-bloccata) in grado di registrare simultaneamente le transazioni su moltissimi “nodi” del sistema, rendendo impossibili le frodi e le manipolazioni elitarie.

Tuttavia non possiamo dimenticare che, alla base dell’economia c’è il concetto di scambio o baratto (ti cedo qualcosa per avere da te qualcosa in cambio), resosi obsoleto per la difficoltà di far incontrare domanda ed offerta.

Questa difficoltà oggi è finita, poiché le piattaforme digitali rendono facili scambi tra pari, baratti, mediati da una assai più democratica “moneta complementare” o -per meglio dire: “funzionale”; dedicata, cioè alla sola funzione di misurare e facilitare gli scambi ed impossibile/inutile da accumulare.

Oggi le elite hanno dichiarato guerra alle masse, imponendo l’agenda del Grande Reset che comprende:

  • Massivo uso intelligenza artificiale nel mondo del lavoro con conseguente disoccupazione di massa, creazione di redditi di cittadinanza (subordinati a condizioni precise: vaccinazione, punteggio sociale ecc…).
  • Azzeramento delle piccole/medie entità economiche: imprese, talenti personali.
  • Informatizzazione della socialità. Svalutazione della creatività personale.
  • Dittatura sanitaria.
  • Azzeramento delle identità culturali diffuse, dell’identità religiosa, etnica. Massificazione,
  • Informazione univoca (propaganda, mistificazione, censura, oscuramento delle voci non in linea).
  • Ibridazione uomo-macchina.

Questo piano, definitivo, del World Economic Forum è stato ben compreso da moltissime persone (provenienti dalle più diverse culture -liberale, nazionalista, cristiana, di sinistra) che hanno iniziato a resistere.

Questa resistenza, appena agli albori, comprende la creazione di un “mondo parallelo”, non competitivo, basato su reti di solidarietà, di prossimità con valori diametralmente opposti a quelli “ufficiali”.

In questo sforzo di creare una realtà parallela resistente e solida, pacifica e determinata, gioiosa e fiduciosa di sè il posto centrale spetta alla creazione, allo sviluppo ed alla manutenzione di reti economiche.

Infatti da ogni parte nascono e tentano di svilupparsi monete parallele, complementari, funzionali.

Verrebbe da dire: troppo scollegate le une dalle altre.

Il nostro paese, se non in rare fasi storiche, purtroppo non ha mai brillato per coesione sociale, senso di collettività, prevalenza del “pubblico” sul “privato”. La propaganda neoliberista ha avuto vita facile nell’istillare, competizione, egoismo, esclusione come fattori di emersione del più forte, del più agguerrito.

Persino i sistemi valoriali cristiani e socialisti (che pure avevano portato alla redazione della Costituzione più bella del mondo) hanno potuto resistere a questo martellamento combinato: Eurofilia, berlusconismo, globalizzazione…

Ci sono profonde ragioni storiche per questa prevalenza del “particolare” sul “generale”, fatto sta che oggi, alla fine di un quarantennio di distruzione della nostra economia e della nostra cultura  non possiamo più permetterci nemmeno di coltivare il nostro “orticello”.

 

Infatti oggi non è più possibile pensare a questo orticello, senza considerare che un mercato resistente è un mercato più ampio possibile, non solo locale o nazionale ma, potenzialmente, internazionale.

Infatti più frequenti e numerosi sono gli scambi più la moneta funzionale acquista senso e valore e, pian piano, potrà arrivare a sostituire quella ufficiale.

E’ auspicabile, anzi ci sembra doverosa, dunque, una grande convergenza (non l’omologazione) delle esperienze in atto (tra le principali), Sardex, Links, Scec, Rete di Mutuo Credito, FBC (di Rinascimento Italia); la Comunità Economica Indipendente, le Filiere virtuose…fino a Monethica e Barterfly/Sfero.

Queste ultime -nel panorama- appaiono quelle che hanno le caratteristiche in grado di rappresentare maggiormente l’elemento catalizzatore, la calamita, per attrarre quelle numerose -ma spazialmente limitate- esperienze.

Le ragioni di questa qualità attrattiva sono molteplici. E stanno convergendo velocemente verso l’apertura di una grande piazza virtuale.

Monethica, con la sua moneta funzionale Ethix, presenta una inattaccabile solidità nella propria struttura giuridica e fiscale. Ha sviluppato una perfetta piattaforma di pagamento (una sorta di Pay Pal dell’Etix ) ed ha una struttura già molto ramificata a livello nazionale.

Dal canto suo la fondazione Bartefly, con il suo impianto fortemente valoriale, ha ottenuto la piena disponibilità del social blog Sfero.

E’ questo l’unico social italiano che non traccia i suoi utenti, non ne censura i contenuti e non è scalabile (acquistabile) poiché, appunto, di proprietà di una Fondazione senza scopo di lucro .

Sfero (le cui funzionalità social pian piano si stanno ampliando, verso uno strumento multi comprensivo di contenuti scritti, tweet, poadcast, video, chat) sarà la Piazza dei Mercati.

Perché usiamo il plurale? Perché nell’enorme e potenzialmente infinita Piazza di Sfero saranno presenti: un mercato di baratto multilaterale tra imprese; un altro mercato -diciamo “classico”- tra imprese e consumatori; un terzo mercato vedrà protagonisti solo i consumatori -sia nell’ottica dell’economia del dono, che in quella dello sviluppo dei talenti personali o della propria capacità lavorativa. Qui ci sarà spazio anche per la realizzazione di reti solidali, welfare aziendale ecc…

In questo piazzale possono trovare posto anche tutte le reti di scambio già esistenti, le altre monete complementari e molto altro.

Pensiamo infatti che in una piazza così grande non può mancare un’edicola, un luogo di informazione plurale, un polo in cui le narrazioni hanno egual valore e la verità non è offerta in un “pacco regalo” ma ricercata dall’utente stesso; potrà essere una digital TV.

Contemporaneamente -in questo spazio- non potrà mancare un’agenzia di pubblicità diversa ed etica: essa non sarà interessata a promuovere quell’oggetto per il suo prezzo o per la sua utilità. Una pubblicità etica significa raccontare le persone dietro ai prodotti, la storia, la dedizione, il genio, l’amore che il piccolo/medio produttore mette nel suo fare.

Infine nel Piazzale Sfero non potrà mancare una scuola, un polo formativo altamente innovativo, per il nuovo sapere ed il nuovo pensiero necessari a sostenere e realizzare la resistenza al Grande Reset.

Se vogliamo coltivare un minimo di speranza di poter sopravvivere (di questo si tratta, in ultima analisi) sarà necessario che tutti i protagonisti di questa nuova economia possano intendersi e coalizzarsi rispettando le specificità, le denominazioni, le territorialità eppur partecipando ad un unico grande Piazzale pieno di valore, di umanità, di vita vera.

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Leonardo Spina

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Guido Grossi