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Abbondanza/scarsità: la folle visione neoliberista

Abbondanza/scarsità: la folle visione neoliberista

Abbondanza scarsità

Tutti noi, sotto sotto, siamo convinti che le risorse (tutte le risorse) siano assai scarse, che per accaparrarsele sia necessario competere a coltello, che quel gioco armato tra potenze che chiamano guerra sia connaturato alla natura umana.

Da dove derivano queste convinzioni? 

Sono dati oggettivi, impossibili da mettere in discussione, oppure qualcuno/qualcosa da tempo immemore ci fa credere che sia così? Ci fa credere Che il denaro non basta mai, l’energia non è mai sufficiente, che la natura è avara, oppure, schizofrenicamente, che le merci da possedere sono illimitate a fronte di materie prime limitate. 

“Nonostante questa sia follia, c’è ancora del metodo!” scriveva Shakespeare.

In effetti, il messaggio della scarsità è primordiale e risale ad uno dei primi testi dell’umanità, forse il più importante di tutti: la Genesi, primo libro della Bibbia. 

Al verso 3/17 leggiamo:

All’uomo disse: […] maledetto sia il suolo per causa tua! […]
Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita.
Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba campestre.
Con il sudore del tuo volto mangerai il pane.

In questa maledizione (il viatico di Yavè, post Eden) c’è già una prima risposta alle domande che abbiam fatto. 

L’idea di “mancanza”, dunque, ci viene proprio dalla Bibbia.

Il capitalismo, come ha affermato il grande sociologo Max Weber, ha solidissime radici nella Bibbia (con la precipua interpretazione protestante). 

Secondo la visione calvinista, prevalente, il “duro” lavoro del capitalista è benedetto da Dio, perché questa benedizione si traduce in ricchezza. Ecco allora il capitalismo neo-liberista: lasciate fare ai benedetti da Dio.

Ma restiamo in ambito agricolo: chiunque ha una qualche esperienza nel coltivare decentemente un orto sa bene la terra, trattata bene, al momento del raccolto ripaga sempre abbondantemente il lavoro. 

E allora, il cibo, sul pianeta è davvero scarso? 

No: produciamo il 120% del fabbisogno, però un miliardo di umani non ha l’indispensabile, un altro miliardo soffre la fame mentre due mld sono obesi o sovrappeso. 

Quindi il cibo c’è, qui ci ammala, esso scade, viene gettato. Là si muore.

Quindi la domanda deve cambiare: chi è lo schizofrenico che distribuisce la produzione (ed i centri di produzione)? Il mercato, cioè Il capitalismo neoliberista.

Se c’è una scarsità, essa è di raziocinio.

Parliamo di denaro: non ce n’è mai abbastanza, è forse la cosa più scarsa cui possiamo pensare.

Bene, anche questo “pensiero” è indotto e sostanzialmente falso. 

Il denaro, infatti, si produce, come tutti gli altri beni, in grande quantità. 

Un po’ lo si stampa (le Banche Centrali) e un po’ lo si digita su di una tastiera di computer (le Banche suddette, più tutte le altre). 

Quando serve -come nell’ultimo periodo cosiddetto pandemico- se ne produce una quantità enorme.

Quindi anche il denaro non è scarso, ne circola in abbondanza ma è la distribuzione ad essere completamente folle. Ma, ripete Polonio: Nonostante questa sia follia, c’è ancora del metodo!

In conclusione: il mondo di oggi è immerso nell’abbondanza come non mai.

C’è abbondanza di merci che giacciono invendute nei magazzini o che vengono gettate nei rifiuti nuove o seminuove; abbondanza di cibo di cui oltre un terzo viene distrutto e gettato nei rifiuti. Abbondanza di denaro che arriva in quantità mai viste nei mercati finanziari mentre ce n’è molto poco nell’economia reale e le banche preferiscono investirlo nei mercati finanziari che sostenere le imprese e le famiglie.

Il nostro sogno è che le persone e le piccole aziende -mediante la fiducia nel Mercato BarterFly- possano iniziare a pensare e comportarsi diversamente, riservando parte del valore che producono in una economia sana, dove non ci sono posizioni preminenti, non c’è accumulazione ma solo scambio veloce e quindi ricchezza ed abbondanza. 

Un gruppo di piccole aziende della Brianza ha creato un circuito dal nome bellissimo: “Mi fido di noi”. 

Ecco, smettiamo di dare fiducia e alimento ai pescecani; diamo valore ai nostri valori.

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Leonardo Spina

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Guido Grossi